È nell’ambito della consolidata manifestazione Fano Jazz by the Sea (XXVI edizione) che ha trovato il giusto spazio la breve ma intensa rassegna dedicata alle arti performative: Arte & Jazz PERFORMING, ideata e curata da Milena Becci, ha portato a Fano per la prima volta le esperienze degli artisti Ivana Spinelli, Giovanni Gaggia (con Leonardo Carletti) e Alessio de Girolamo.
La storia del jazz è lunga e articolata, oltre che ampiamente nota, e riconducibile a forme musicali improvvisate, perlopiù collettive, impiegate dagli schiavi afroamericani agli inizi del ‘900 quale modo per consolarsi e auto incoraggiarsi. Similmente, la storia della performance art, sviluppatasi come pratica artistica fra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, sebbene in molti casi sostenuta dalla presenza di un copione – non necessariamente scritto – ripercorre soprattutto le vie dell’improvvisazione. Su questa parola: improvvisazione e il fondamentale coinvolgimento del musicista o dell’artista, connesso a quello del pubblico, dove è l’interdisciplinarietà a legare il tutto, si gioca essenzialmente il nesso Arte & Jazz perfettamente messo in luce nelle intenzioni che sostengono la rassegna. Non solo, un’azione performativa e molte sonorità jazz tengono conto imprescindibilmente del tempo, dello spazio, del corpo del musicista o del performer, di conseguenza dell’elemento suono.Ed è proprio intorno a queste considerazioni che Arte & Jazz PERFORMING si è proposta come un’indagine sugli elementi essenziali che legano arte e musica, focalizzando l’attenzione, tuttavia, su tre specifici elementi caratterizzanti le singole azioni performative: voce, corpo e suono.
Ad aprire la rassegna, lo scorso 22 luglio all’interno dell’ex chiesa di San Leonardo a Fano – suggestiva location di tutte e tre le performance – è stata la voce con l’azione A bocca chiusa dell’artista Ivana Spinelli. Non la parola, è bene sottolinearlo, ma la fonazione di suoni inarticolati e apparentemente privi di senso, sono stati il tema nodale della proposta della Spinelli che, nella coralità di brontolii e lamenti ha posto l’attenzione sugli elementi di intensità, volume, timbro e risonanza peculiari al carattere onomatopeico del mugugnare. Un aspetto della voce, questo, che trova origine nel linguaggio marinaresco e nel diritto alla lamentela sancito dal Trecento in poi dalla Magistratura dei Conservatori del mare agli imbarcati camoglini. Ecco dunque che l’apparente non senso messo in scena dalla Spinelli trova invece origini e ragioni culturali antiche, ovviamente dimenticate nel presente. Oggi, quel lamento subisce indubbiamente percezioni molto diverse, fino alla tendenza di un’interpretazione di sfogo – non sempre legittimato – circa la presunta pesantezza del quotidiano. Dunque, come giustamente ci sottolinea la Spinelli, dietro una supposta apparenza di confusione può celarsi altro…a noi la volontà del mettersi in ascolto, per soppesare le giuste o ingiuste ragioni di un atteggiamento diffuso che il più delle volte si rivolge allo straniero, al diverso o semplicemente a quello che non conosciamo.
Nell’ottica di una riflessione che affonda le proprie radici nella cultura del passato (ma di cui siamo indubbiamente il frutto) per parlare del presente, è stato il progetto performativo sperimentale PROPHÉTA 12+1 – morire a se stessi per poi rinascere che ha visto l’artista Giovanni Gaggia, per la prima volta nella sua carriera, vestire i panni di regista. Coerentemente alla propria poetica, da sempre interessata alle connessioni fra il corpo, la sacralità e l’attualità, Gaggia ha scritto una traccia il cui titolo offre già di per sé alcuni spunti culturali interessanti intorno ai quali ragionare. Innanzi tutto la parola Prophéta, figura presente in tutte e tre le religioni monoteiste (ma non solo: Al-Biruni scrisse ad esempio di Buddha come profeta burxan) è letteralmente colui che parla pubblicamente per conto di Dio anticipando il futuro. Qui però il Propheta non è stato uno soltanto e la sua parola si è moltiplicata per 12, ossia nelle voci di 12 persone che, al suggestivo segnale dell’accensione di una tenue luce sotto i propri volti (dove la luce chiaramente ha assunto connotati spirituali) hanno dato vita ad una sorta di catena vocale recitando passi scelti e tratti dai differenti testi sacri e religiosi del mondo. Chi sono i 12? semplicemente gli uomini e le donne della Fano di oggi, persone nate lì e che oggi vivono e convivono con nuove presenze, quelle di un’immigrazione sempre più presente e che faticosamente tutti i giorni lotta per integrarsi. Tuttavia è nel +1 che si è giocato il fulcro della performance stessa, ossia nella presenza al centro della chiesa del danzatore Leonardo Carletti il cui corpo nudo e il suo movimento, costretto nello spazio circoscritto di un quadrato, hanno rappresentato la connessione con il pubblico. Il corpo – tema centrale di questo secondo appuntamento dell’Arte & Jazz PERFORMING – connesso al titolo stesso della performance, con un chiaro riferimento alle radici culturali cristiane dell’autore, è in ultima analisi l’ideale trasposizione del concetto di “carne” laddove senza la “carne” (il corpo) la prospettiva della salvezza eterna è impossibile. Così dunque è nel corpo e attraverso esso che esistono le relazioni con il pubblico, che le parole assumono un peso e che la conoscenza della cultura del passato può aiutare a comprendere gli ostacoli del presente. Il corpo è dunque un mezzo necessario dove morire a se stessi per poi rinascere ha letteralmente rappresentato una possibilità per vivere l’oggi, o forse per sopravvivere. PROPHÉTA 12+1 – morire a se stessi per poi rinascere è stata realizzata con il contributo scientifico di Giovanni Intra Sidola e accompagnata dal testo critico di Serena Ribaudo.
A chiudere la rassegna lo scorso 28 luglio è stata Nn – Memories of you (real time) di Alessio de Girolamo, che ha completato così anche il percorso ideato da Becci, focalizzandosi sull’elemento del suono. Anche in questo caso la connessione con l’ambito del jazz, nella fattispecie con il concetto di multidisciplinarietà e sonorità apparentemente incongrue, è stato molto forte, tanto che è proprio su queste peculiarità che si è giocata l’azione del pittore e sound artist de Girolamo. In verità il tema nodale è stato quello della messa in comunicazione, attraverso la realizzazione di particolari interfacce, di suoni apparentemente incoerenti, dando vita in questo modo ad una sorta di dialogo fra tracce musicali tradizionali e nuovi linguaggi sonori. Altro punto di partenza per questo spaccato performativo, che lo lega anche ai due precedenti, è stata una riflessione sulla memoria, avvenuta nel recupero del concerto della prima edizione del Festival, purtroppo rinviato all’epoca a causa di un forte temporale. Fano Jazz by the Sea: Memories of you di Lionel Hampton avrebbe dovuto, infatti, ventisei anni fa aprire la rassegna con un pezzo straordinario ma irriconoscibile del jazzista statunitense. Quella traccia oggi nelle mani di Alessio de Girolamo accompagnandosi ad un real time, ovvero sovrapponendo suoni del passano con altri inediti e registrati all’interno della chiesa, ha originato un unico e solo flusso audio dimostrando – se vogliamo – il superamento delle classiche categorie di tempo e spazio che ritmano l’esistenza; proprio quelle che legano il jazz alla performance art e basilari al loro esercizio.
Arte & Jazz PERFORMING
a cura di Milena Becci
Rassegna svoltasi dal 22 al 28 luglio 2018
Domenica 22 Luglio
A bocca chiusa
di Ivana Spinelli
Mercoledì 25 Luglio
PROPHÉTA 12+1
morire a se stessi per poi rinascere
di Giovanni Gaggia con Leonardo Carletti
Testo critico di Serena Ribaudo
Contributo scientifico di Giovanni Intra Sidola
(prova aperta)
Sabato 28 Luglio
Nn
Memories of you (real time)
di Alessio de Girolamo
Fano Jazz Network
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Arte & Jazz PERFORMING
Organizzato da: Fano Jazz Network
Con il patrocinio di: Assessorato alla Cultura del Comune di Fano
In collaborazione con: Associazione Culturale Teatro Linguaggi, DIAMOND VOICE Scuola di Canto Moderno, La Casa della Grancetta, Labirinto Cooperativa Sociale
Sponsor: A.S. COSTRUZIONI S.N.C. di Andreoni Simone e Spinaci Luigi, Atelier 54 Food & Wine – Arte & Design, Casavecchia Guerrino & C. Snc, SCM Infissi, Isola Belgatto Ristorante Country House, Lavanderia La Fanese, Onoranze Funebri Valentini, Tabacchi bar di Gian Maria Castellucci
Coordinamento e logistica: Marta Magini
Documentazione foto e video: Pelicula Snc, Pesaro
Progetto grafico: Natascia Giulivi