Il fatto. Il 18 novembre del 2016 alla Fondazione Fiumara d’Arte, presieduta dell’artista-mecenate siciliano Antonio Presti, furono consegnate ufficialmente, da parte della Città Metropolitana di Messina, le chiavi del Villaggio Le Rocce di Capo Mazzarò, a Taormina, struttura turistica attiva dalla metà degli anni cinquanta ai primi anni settanta, negli anni ottanta divenuta di proprietà della Provincia, e abbandonata da oltre quarant’anni. Il 27 luglio del 2017 Le Rocce, mediante una doppia mostra fotografica, vennero aperte al pubblico, inaugurando così i novantanove anni di comodato e una nuova stagione artistica e sociale per la Sicilia.
Flashback profetico. Alcune ore precedenti la consegna, Antonio Presti tenne presso l’aula del consiglio comunale di Taormina un discorso sulla riqualificazione dell’area. Egli sottolineò il carattere etico dell’affidamento del Villaggio Le Rocce, da non considerarsi diretto alla sua persona o alla Fondazione, entità che per l’occasione adottavano la veste di “strumenti di passaggio”.
Riconoscimenti. Per mesi insorsero cascate di applausi da parte delle istituzioni politiche, dei quotidiani e dalla società civile. Tutti gioirono, in differenti modi, auspicando la bonifica di Capo Mazzarò e la realizzazione del sogno di Presti, riconvertendo un angolo della natura mediterranea alla sua adeguata funzione: tradurre pedagogicamente la bellezza.
L’albergo e il karma. Alcuni anni fa, l’impresa “La Pineta Sport Management Srl” consegnò un progetto di finanziamento per la riconversione del Villaggio Le Rocce in struttura alberghiera di lusso. Ma l’Urega, l’Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici, non reputò il Villaggio assegnabile.
Sed lex. Il ricorso dell’impresa “La Pineta Sport Management Srl”, prima rigettato dal Tar di Catania, venne accolto nel gennaio del 2018 dal Consiglio di giustizia amministrativa, il quale ritenne inammissibile che la concessione del luogo potesse avvenire alla Fondazione Fiumara senza gara. Antonio Presti dichiarò di non voler aprire nessun contenzioso, facendo dei trecentomila euro spesi un «dono», in coerenza con la caratteristica dell’iniziativa.
Epilogo dal futuro. Tutto ormai è passato. Rispettando appieno la sentenza (è chiaro), e racchiudendo il giudizio nel bocciolo di una piccola opinione personale, forse errata e sicuramente di parte, con la perdita del Villaggio Le Rocce è stata sciupata sia un’enorme occasione artistica per la Sicilia sia la possibilità di fruire liberamente di un bene comune. Sì, così: l’arte non è morale, ma la sua fondazione.