È Andreco il vincitore del premio speciale “Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo” della decima edizione del Talent Prize con un’opera che riformula il concetto geografico e geo-politico di confine, utilizzando il paesaggio come elemento cardine della sua ricerca. In Between Nations la montagna rappresenta il limite, lo sbarramento, la traccia tangibile della scissione tra nazioni o comunità; il superamento di tale limite, nella visione poetica dell’artista, è simboleggiato dalla bandiera posta sulla cima della vetta, che rappresenta non solo la libertà, ma soprattutto la connessione visiva tra luoghi diversi. Conclusa questa decima edizione del Talent che ha visto vincitore la Carta da parati di Davide Monaldi (scultura straniante, che riproduce una carta da parati, posta a parete, realizzata interamente in ceramica e volta a riprodurre un interno domestico), le opere dei vincitori e dei finalisti saranno visibili in mostra al MACRO di Roma a dicembre 2017. Sino ad allora, alcune opere di Andreco sono già visibili in Calabria, che lo ha accolto nel periodo estivo, invitato a lavorare ed esporre nell’ambito di due festival giovani ed innovativi che si sono svolti nel mese di luglio.
Da sempre Andreco indaga il rapporto tra uomo e ambiente, tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra arte ed ecologia, declinati in direzione della multidisciplinarietà, alludendo ad uno sguardo plurale, quello dell’artista che studia e osserva ciò che lo circonda, sintetizzandolo in forme geometriche e in solidi, in perfetta armonia tra il visibile e l’invisibile. Ne offre esempio Melancolia, opera pubblica realizzata dall’artista nell’ambito di ALTROVE Festival 2017 ed installata permanentemente nel centro storico di Catanzaro, nella piazza dei Giardini Nicholas Green. Melancolia (così come la sua immediata filiazione Elements of Melancolia, esposta attualmente al Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, nell’ambito della collettiva Artificialia, realizzata per FRAC Festival 2017) trae forza dall’assetto urbano circostante e, al contempo, si colloca in una ricerca più ampia, sui radicali cambiamenti climatici che investono il nostro tempo e sulla scelta etica dell’artista della tutela dell’ecosistema. L’installazione si compone di solidi assemblati, forme né figurative, né astratte che, secondo la definizione di Andreco, assumono un ruolo simbolico, a tratti ancestrale. Ancorate al suolo, radicate nella terra, queste forme si ergono verso l’alto, sostenute e integrate da arbusti e piante che cresceranno autonomamente, spontaneamente, da qui in avanti. Imponendosi alla vista del fruitore, attratto dalla forza centripeta che l’installazione richiama a sé, essa si erge al centro della piazza come un solido platonico da osservare e su cui pensare con o senza melancolia.