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Anatomy of Political Melancholy

La Fondazione Schwarz annuncia la sua prima grande mostra ad Atene curata da Katerina Gregos, in seguito all’apertura dello Spazio dell’Arte della Fondazione sull’isola di Samos nel 2012.

La mostra intitolata Anatomy of Political Melancholy inaugurata il 27 Febbraio 2019 nel Conservatorio di Atene è composta da 24 artisti internazionali che guardando da una prospettiva personale, a una nazionale e persino a una globale, esplorano il tema della politica  indicando punti diversi del mondo, indicando aspetti del nostro attuale malcontento politico e alludendo al sentimento molto reale ma anche elusivo della malinconia prodotta a livello individuale e collettivo.

Gli artisti esplorano gli effetti sulle generazioni più anziane e più giovani ed esaminano come questa disillusione nei confronti della nostra attuale condizione politica in Europa abbia creato un senso di malessere che si manifesta in modi diversi nella nostra vita quotidiana e nel pubblico dominio. Come siamo arrivati dove siamo? In che modo questa disillusione nei confronti della nostra attuale condizione si manifesta nella nostra vita quotidiana? quali responsabilità abbiamo nei confronti dei cittadini? possiamo immaginare una via d’uscita? È possibile che esistano soluzioni più vicine a noi di quanto pensiamo? È tempo di iniziare a credere nell’esistenza di futuri alternativi? Una prassi sociale, ad esempio, che va contro l’interiorizzazione o l’individualismo e ripensa alla politica, alla relazionalità sociale e ai modi partecipativi di essere un cittadino.

Anatomy of Political Melancholy sonda e condensa la condizione presente spesso scambiata come quella che è anche il prodotto della “politica del contenuto” consumista.

“Chiaramente c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella politica contemporanea: non è solo un caso di inadeguatezza morale e intellettuale dei politici, ma anche il vuoto tra gli obiettivi dei politici e le esigenze dei cittadini. Le basi della democrazia stessa sono a rischio, non solo dall’ascesa del populismo demagogico in Europa, ma anche dalla morsa delle istituzioni finanziarie e delle mega-corporazioni, che hanno il potere di influenzare l’agenda politica.” ci spiega Gregos.

La Grecia, ovviamente, esemplifica al meglio la perdita di sovranità dovuta al debito, dove i cittadini ordinari sono stati costretti a salvare un paese guidato al crollo finanziario da una cattiva gestione del governo. La lunga crisi economica e politica del paese ha portato ad una disillusione politica, sfiducia nelle istituzioni, ad un senso di impotenza collettiva e ad una fase post-ideologica caratterizzata da apatia, individualismo e rassegnazione. E naturalmente, la malinconia politica (in Grecia come in altri paesi europei) è fondamentalmente legata alla malinconia finanziaria e alla politica dell’austerità.

La mostra tenta di mappare la patologia contemporanea della politica e ci chiede di riflettere nuovamente sulle nostre responsabilità politiche individuali. Aspira a incoraggiarci a rifiutare l’apatia politica e invece a credere nel potere sia dell’agire individuale che collettivo.

Katerina Greogos ha unito insieme in questa mostra diversi linguaggi che variano dal video al collage, dall’installazione al disegno.

Sicuramente un lavoro che rimane impresso è quello di Marc Bauer. La storia e la memoria sono temi centrali nel suo lavoro, che consistono  una parte importante nei disegni in bianco e nero, ma che si estendono a film d’animazione, ceramiche, pitture ad olio e sculture.

Per questa mostra l’installazione su grande scala di Bauer, site specific, intitolata Prolugue, Last days of February 2019, Athens e il set di disegni su carta, catturano l’attuale spirito politico e psicologico: tra ansia, rassegnazione e incomprensione, attraverso allusione e suggestione piuttosto che narrativa lineare.

Il disegno a parete si basa su un film iconico del film seminale Metropolis (1927) di Fritz Lang. Raffigura un gruppo anonimo di lavoratori che vanno a lavorare, segnalando la loro sottomissione al potere dell’industrializzazione, alla fine degli anni ’20. Oggi leggiamo l’immagine in modo diverso, come il simbolo dell’oppressione e della vittimizzazione.

Questo riutilizzo di immagini del passato – selezionate da un contesto specifico, e proiettate nel presente – è un processo ricorrente nel lavoro di Bauer. È sia una riattivazione dell’immagine stessa, ma anche un esercizio su come le immagini vengono lette nella storia, e su come le circostanze attuali modellano la nostra comprensione di esse.

La serie di disegni in Prolugue, Last days of February 2019, Athens si svolge come una narrazione frammentaria. I disegni sono spesso sfocati e parzialmente cancellati; sono immagini mentali, ricordi, sensazioni fugaci. Il modo in cui colmano queste lacune svela gli “istinti” della loro memoria collettiva.

Girando tra le sale del fantastico edificio del Conservatorio troviamo una televisione e dei puof gialli che ci proiettano subito ad una dimensione famigliare e accogliente. Il video intitolato The Jungle Book (2013-2015) dell’artista Jan Peter Hammer, è un breve video liberamente ispirato alla serie televisiva per bambini Sesame Street, che insieme a numerosi altri programmi per bambini con un curriculum formativo, venne mandato in onda negli Stati Uniti e in Europa nella fine degli anni ’60.

“Le serie televisive per bambini sono in gran parte destinate a essere spettacoli educativi, con una forte enfasi sulla socializzazione e la pedagogia” e così che Hammer ci introduce il suo lavoro.

The Jungle Book è un programma per bambini per l’era neoliberale. Invece di avere una mente comunitaria, socialmente coesa e affettuosa, i personaggi di Jan Peter Hammer mirano a insegnare l’auto-realizzazione dei bambini attraverso valori imprenditoriali e aziendali e un insieme di credenze sul libero mercato che li porterà a prosperare in questo nuovo ambiente sociale.

Il video, anche se amaramente divertente, colpisce una nota piuttosto seria che fa eco a Margaret Thatcher nel famoso detto “non c’è società”.

Quando Jan Peter Hammer ha iniziato la sua carriera artistica ha avuto un forte interesse per la teoria e la letteratura cinematografica. Dopo la crisi finanziaria del 2008, tuttavia, ha sentito una maggiore urgenza di impegnarsi in un discorso politico. Ha trovato essenziale concentrarsi sull’esperienza di un individuo come mezzo per dare un senso al vasto puzzle sociale che lo circonda.

Tra i vari artisti contemporanei, la mostra presenta anche una selezione di collage seminali dell’artista greca Chrysa Romanos del 1965, dalla serie Luna Parck International. Questi ritagli misti di riviste e giornali di eventi chiave dell’epoca (dal Vietnam della guerra e del movimento per i diritti civili alla carestia in Africa e lotte coloniali) e annunci di ritaglio di prodotti popolari del tempo, forniscono un ritratto eloquente degli anni ’60. Attraverso il deliberato sovraccarico di immagini, le immagini puntano anche sulle tendenze consumistiche al tempo dell’apogeo del capitalismo sulla promozione della cultura del desiderio e della manipolazione del consumatore.

Chrysa ci ricorda che, da un lato, il cambiamento radicale è sempre il risultato di una lotta collettiva e dell’individualismo dominante di oggi che ha portato anche alla malinconia politica; almeno per coloro che hanno difficoltà ad accettare l’apatia e l’egoismo. Possiamo incolpare i politici per la loro incapacità, ma possiamo anche incolpare noi stessi per la nostra accettazione dell’inaccettabile e dell’inattività. Inoltre, Chrysa identifica il capitalismo dell’abbondanza, una strategia che è stata messa a punto fin dal periodo prospero del dopoguerra.

Il suo lavoro, creato più di 50 anni fa, rimane all’avanguardia, attuale e rilevante da mezzo secolo.

Tra i 24 artisti troviamo: Katerina Apostolidou, Sara Sejin Chang, Marianna Christofides, Depression Era, Eirene Efstathiou, Marina Gioti, Sven Johne, Yorgos Karailias, spiros Kokkonis, Ariane Loze, Adrian Melis, Tom Molloy, Dimitris Mytas, Jennifer Nelson, Yorgos Prinos, Hans Rosentroem, Georges Salameh, Nestori Syrjala, Thu Van tran, Dimitris Tsoumplekas, Braum Van Meervelde.

La mostra sarà visibile fino al 13 aprile.

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