La mostra su Amedeo Modigliani (Amadeo nel testo originale, NdT), vissuto tra il 1884 e il 1920, è nata con lo scopo di mettere a fuoco le profonde tendenze primitiviste dell’artista, viste attraverso le lenti della sua identità ebraica. Particolare enfasi è stata data a un fondo di disegni giovanili collezionati dal dottor Paul Alexandre, sostenitore e amico intimo dell’artista, anche se poi largo spazio hanno avuto dipinti e sculture, oltre che un’ampia gamma di oggetti rappresentativi delle sue influenze estetiche. Gli studi giovanili di pittura dal vero compiuti all’Accademia di Belle Arti di Firenze hanno chiaramente informato la successiva attività svolta dall’artista a Parigi, città dove impresse il suo segno distintivo nell’ambito del Modernismo del ventesimo secolo, e dove tra il 1906 e il 1914 realizzò più di 400 disegni, molti dei quali esposti in questa occasione.
Il titolo della mostra, Modigliani Unmasked, è stato scelto per alludere alla tipica fisiognomica dell’artista: volti stilizzati che, lungi dall’essere specchio dell’anima, sono spesso rigidi e impenetrabili. Le maschere etniche – alcune delle quali qui esposte – furono in questo caso fonte di ispirazione, in particolare quelle provenienti dall’Africa e dall’Oceania e acquistate per il Musée de l’Homme di Parigi nel primo decennio del secolo. Diversamente da Picasso, Braque o Derain, i quali assimilarono le “culture” primitive, il percorso di Modigliani fu reso complesso dal suo status di ebreo che viveva in una città ancora scossa per l’affare Dreyfuss e divisa dall’antisemitismo. Le sue origini ebraiche – italiano di origini sefardite – lo tenevano lontano dall’ampia colonia di artisti aschenaziti presenti a Montparnasse; invece, gli attori di cabaret, i mendicanti e le prostitute costituivano la società ai margini attorno alla quale l’artista gravitava, e che identificano i personaggi che compaiono in molti dei suoi disegni.
Come chiarisce la figlia, più che la salute malferma fu l’antisemitismo della Parigi dell’epoca a incidere pesantemente sull’animo del padre; la mostra ha contestualizzato queste tematiche col presentare alcune delle caricature razziste che apparivano sulle copertine del giornale antisemita La Libre Parole. Non a caso, l’artista normalmente si presentava con la frase “Mi chiamo Modigliani e sono ebreo”. E a prova di ciò, nel suo Self-Portrait with Beard del 1910 si rappresentò con fattezze tipiche del vicino Oriente e con indosso una tunica di foggia esotica, per suggerire un intimo vanto nell’essere ebreo e non nasconderlo. Nel ritratto The Jewess (1908) rappresentò la moglie Maud Abrantes con un enorme naso, identificato come la proiezione del suo stesso essere ebreo. In mostra, l’autoritratto Pierrot (1911 circa) e la coeva testa in pietra della sala accanto ostentavano proprio quel naso dritto e affusolato, come quello della vicina maschera Ntumo. Modigliani si concentrava su identità non occidentali, e l’identificazione con esse suggerisce nient’altro che una sincera meditazione sull’essere ebreo.
Mentre era a Parigi, la poetessa russa Anna Akhmatova fece visita a Modigliani due volte, e una raccolta di ritratti di lei offre un esempio del suo approccio al disegno, a volte spontaneo a volte perfezionista. Allo stesso modo, alcuni studi su modelli anonimi rendono chiari questi approcci contrastanti: se Female Nude Reclining on Left Side, Right Arm in Front of Her Body (1909 circa) è quasi tutto incentrato sul gesto, nella sua apparente informalità e spontaneità, Female Nude with Winglike Arms (1910 circa) è costruito su un’economia di linee ieratica e decorativa. Quello ieraticismo veniva in gran parte dall’interesse dell’artista per l’arte egizia che, insieme con la simmetria dell’arte cicladica e altre varie tradizioni, informa anche la sua serie di disegni delle Cariatidi, le gouaches e le sculture. L’ultima parte della mostra ha incluso alcuni esempi delle fonti di ispirazione di questa serie: da una figura cicladica in marmo a un Bodhisattva dell’epoca pre-Angkor della Cambogia occidentale, da una scultura siriana di un dio seduto fino a un Thai Buddha.
Sui pannelli esplicativi presenti in mostra si diceva che le inflessioni orientali delle Cariatidi di Modigliani dimostrano una certa “audacia nel definirsi differente”. Certo, l’alterità metaforica delle rappresentazioni dell’artista appare ripetutamente assimilata a un idioma fondamentalmente occidentale, solo qualche volta definibile come ebraico di per sé. La sintesi di fonti storiche ed estetiche di Modigliani e le forme del Modernismo sono assai più stringenti e piene di sfumature di ogni altra articolazione di un’identità politica.
Articolo originale di Ara H. Merjian pubblicato da ©Art in America
Traduzione di Cristina Rosati
Copyright © Ara H. Merjian. Originally published by Art in America, February 2017.
Republished by permission of the author and Art Media Holdings, LLC, New York.