Fino al 6 ottobre 2013 con Alighiero Boetti a Roma il MAXXI racconta la storia di “Alì Ghiero, il beduino in transito, accampato accanto al Pantheon” con trenta opere, molte inedite o raramente esposte, che raccontano una stagione creativa straordinaria.
Una mostra a cura di Luigia Lonardelli, per raccontare il rapporto tra un artista insofferente alle definizioni e una città che diventa per lui trampolino per l’ignoto e ispirazione per nuovi percorsi creativi: in esame il particolare rapporto che ha legato Alighiero Boetti a Roma, con le connessioni, gli intrecci e le risonanze fra l’opera dell’artista e quelle di Francesco Clemente e Luigi Ontani di cui sono esposti una serie di lavori in dialogo con quelli di Boetti, indagando per la prima volta le relazioni tra le loro opere, che ridefiniscono il panorama di vitalità e di esuberanza creativa che investe la generazione degli anni Settanta.
Nell’autunno del 1972 Boetti si trasferisce a Roma, considerata dall’artista un avamposto verso l’Oriente, opposta all’aristocratica Torino, fredda e concettuale. Roma gli off re una libertà creativa insperata, rende possibili percorsi nuovi, individuali e liberi da condizionamenti. Pur non facendo mai parte di un gruppo specifi co, in questo periodo Boetti stringe una serie di amicizie importanti, con un atteggiamento molto “comunitario” che lo porterà a diventare un punto di riferimento per artisti come il giovane Francesco Clemente, di cui diventa il mentore, e Luigi Ontani. Clemente sarà l’unico fra i tre artisti a decidere di abbandonare in maniera definitiva Roma spostandosi per lunghi periodi in India e studiando Teosofia a Madras dove, dopo essersi trasferito a New York, tornerà più volte nel corso degli anni Ottanta. Anche per Ontani Roma sarà una base di partenza per il suo Oriente che, nella seconda metà degli anni Settanta, prenderà la forma di Viaggio in India, di cui sono esposte le prime fotografi e acquerellate che lo vedono protagonista dei suoi famosi tableaux vivants. Se l’Oriente è quindi una scelta di appartenenza totale per Clemente, e per Ontani un mondo immaginato e costruito, Alighiero Boetti invece vorrà sempre rimanere un occidentale a Kabul e un orientale a Roma, a rimarcare una sua voluta alterità rispetto all’ordine delle cose, la sua connaturata bilateralità: “a Roma sono uno straniero, sono un soggiornante, per cui ho sempre la coscienza di dove sono”.
Alighiero Boetti a Roma. Foto Flaminia Nobili