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Ali Kazma – A House of Ink

Dal 2002 Ali Kazma ha intrapreso un viaggio in cui indaga i processi di produzione e i suoi attori, portando alla luce pratiche, procedimenti e gesti destinati a rimanere inosservati perché eseguiti dietro le quinte, lontano dai centri del capitale e dagli occhi del pubblico. La metodologia con cui opera è caratterizzata dall’ossessione per le modalità attraverso cui l’essere umano modifica se stesso e il proprio ambiente, per come lo costruisce, lo cambia e ne è a sua volta cambiato.

I lavori presentati in questa occasione, A House of Ink e Sentimental, sono stati girati all’interno dell’appartamento sulle rive del Bosforo di Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, e rendono visibile il lavoro lento e celato dell’autore.Nel momento stesso in cui Ali Kazma ha visitato per la prima volta la dimora di Orhan Pamuk, ha capito subito che questo spazio, testimonianza di oltre quarant’anni di attività creativa, era ricco di potenziale per approfondire l’opera dell’autore. Infatti, in A House of Ink, Kazma non si limita solo a riprendere lo scrittore seduto alla sua scrivania o quello che fa o come si interfaccia con i suoi assistenti; per gran parte delle riprese i soggetti sono i manoscritti, le pitture, gli acquerelli, gli oggetti collezionati e tutto quello che gravita attorno a Pamuk, piuttosto che l’autore in sé. Per rivelare in qualche modo l’attività evanescente di uno scrittore è necessario ricombinare le testimonianze che esso si lascia alle spalle in un universo in cui vive una vita da scrittore, le tracce infinitesimali permettono di comprendere una realtà più profonda, altrimenti inaccessibile. 

Nella seconda sala della galleria due schermi trasmettono Sentimental, in cui l’artista cattura Orhan Pamuk mentre firma una pila di fogli in un movimento automatico e ripetitivo. Per la prima volta Ali Kazma si manifesta nel suo lavoro includendo la sua presenza attraverso la voce in un dialogo con Pamuk che si protrae per tutta la durata dell’opera. Attraverso le loro parole lo spettatore apprende che Pamuk dovrà continuare a lavorare sulla sua scrivania ancora a lungo e che Ali, invece, partirà l’indomani per un lungo viaggio. Nel corso dell’opera l’artista risponde alle domande che lo scrittore gli pone sul suo imminente itinerario. Alle riprese del dialogo stesso vengono affiancati dei filmati girati successivamente nelle tappe menzionate e degli schizzi di Orhan Pamuk che ritraggono quasi esattamente gli stessi luoghi, fino a generare una vertiginosa corrispondenza tra presente, passato e futuro in grado di pervadere il video nella sua interezza.

Con A House of Ink e SentimentalAli Kazma termina un progetto che lo ha portato a girare il mondo in cerca di un modo per esplorare e raccontare l’immaterialità dei libri, e che si conclude con due film girati proprio nel suo quartiere d’origine: Cihangir, a Istanbul, dove tutto è cominciato.

  • Ali Kazma
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  • Ali Kazma

Nato a Istanbul nel 1971, Ali Kazma è un artista che vive e lavora tra la Istanbul e Parigi.Con la sua pratica indaga l’organizzazione sociale e il valore dell’attività umana, mette in luce il rapporto tra gli aspetti visibili e invisibili della realtà, osservando da vicino la gestione del lavoro, del tempo, dei corpi, dei gesti, dello spazio e dei processi. Il suo occhio attento raccoglie attività specifiche tra un’ampia gamma di ambiti economici, industriali, scientifici, medici, sociali e artistici. Il suo interesse verte sugli spazi di significato sociale, dai luoghi di produzione, alle industrie e all’artigianato, così come ai dettagli dei macchinari e alle attività quotidiane ritualistiche e ripetitive. L’artista, che ha rappresentato la Turchia alla 55a Biennale di Venezia – Padiglione della Turchia nel 2013, ha tenuto una mostra personale completa al Jeu de Paume di Parigi nel 2017. Tra le altre mostre personali di Ali Kazma figurano Nouveau Musée National de Monaco (2023), Albergo Diurno Venezia (Milano, 2018), MUNTREF (Buenos Aires, 2018), Arter (Istanbul, 2015), CAPRI (Düsseldorf, 2015), Hirshhorn Museum (Washington, 2010) e Platform Garanti (Istanbul, 2004).

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Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera