Dopo il grande successo ottenuto dalla personale dedicata a Antoni Tàpies. Materia e Tempo, il museo MARCA di Catanzaro apre le porte al design e all’architettura organizzando un’ampia retrospettiva dedicata a Alessandro Mendini, architetto e designer tra i più celebri a livello internazionale.
Alchimie. Dal Controdesign alle Nuove Utopie è il titolo della rassegna curata da Alberto Fiz, direttore artistico del MARCA, che s’inaugura il 10 aprile alle ore 18,30 con una performance che ha come punto di riferimento un importante lavoro degli anni Settanta.
Sono oltre 70 le opere esposte sino al 25 luglio in un percorso che comprende dipinti, sculture, mobili, oggetti, schizzi e progetti con alcune testimonianze inedite o mai viste prima d’ora in Italia. Ne emerge un’indagine esaustiva dell’attività svolta negli ultimi quarant’anni dove, accanto alle opere più famose di Mendini, si evidenzia la componente maggiormente sperimentale e non sufficientemente indagata.
Il progetto, poi, ha tra le sue peculiarità quella di sottolineare le collaborazioni tra Mendini e gli altri protagonisti del mondo dell’arte, in particolare Bruno Munari, Gio Ponti, Luigi Veronesi, Denis Santachiara, Bob Wilson, Peter Halley e tutti gli artisti della Transavanguardia.
In mostra sono molti gli omaggi di amici e colleghi come i ritratti realizzati da Paladino, Mimmo Rotella, Michele De Lucchi e dall’artista giapponese Tiger Tateishi.
Per questa ampia mostra, realizzata con la collaborazione e l’allestimento di Alessandro Mendini e del suo Atelier, sono state coinvolte, in qualità di prestatori, collezioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, il Museo del Design della Triennale di Milano e gli Archivi dell’Università di Parma. Tra i prestatori anche le aziende con cui Mendini ha collaborato tra cui Alessi, Bisazza, Cassina, Cappellini, Venini e Zanotta.
E’ bene, inoltre, ricordare che Mendini ha con Catanzaro e il MARCA un rapporto di proficua collaborazione iniziato nel 2009 con la creazione di nuovi ambienti all’interno della struttura museale come lo spazio d’ingresso, il bookshop e la sala lettura. Nel 2010, poi, ha progettato la Sala della Giunta nel Palazzo della Provincia.
“La mostra di Alessandro Mendini rappresenta per il MARCA un ulteriore traguardo”, afferma Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura. “Dopo i maestri della pittura e della scultura internazionale come Alex Katz, Dennis Oppenheim e Antoni Tàpies, la prospettiva si allarga con un omaggio ad un artista che, attraverso le sue creazioni e il suo stile inconfondibile, ha saputo reinterpretare in maniera libera e fantasiosa il nostro universo quotidiano liberandoci da ogni forma di pregiudizio”.
Secondo quanto afferma Alberto Fiz, Mendini sviluppa un’indagine che travalica l’oggetto per sviluppare una nuova relazione con il mondo: “L’architettura e il design non sono un fine ma un mezzo per ritrovare una connessione con l’aspetto più intimo delle cose in un desiderio continuo di metamorfosi e di ricreazione che va oltre la lezione del postmoderno. Qualsiasi creazione realizzi, Mendini parte da un’ipotesi antropomorfa dove l’uomo è sempre al centro della sua ricerca”, afferma Fiz.
Divisa in quattro sezioni, la rassegna propone le tappe saliente di un’indagine iniziata nella prima metà degli anni settanta quando Mendini è stato tra gli artefici di una contestazione radicale nei confronti del funzionalismo che lo ha condotto nel 1973 a fondare Global Tools, scuola di architettura e design controcorrente avvicinabile all’esperienza dell’arte povera. E’ la fase del Controdesign che ha ampio spazio in mostra con la presentazione della Poltrona di paglia del 1975 a cui si aggiunge la performace Lassù con il falò della sedia in legno, un manifesto contro la tradizione. In mostra viene esposta anche la Sedia Terra del 1975 proveniente dal Vitra Design Museum, oltre all’Armatura per violino e violinista, una vera e propria corazza per uno strumento musicale innocuo. Non manca nemmeno Scivolavo, sedia inclinata verso terra o il Monumentino da casa dove la sedia domestica diventa un trono nell’esaltazione ironica dell’oggetto banale. Rientra in questa indagine anche Costume per Donna e Arpa dove l’arpa e l’arpista sono avvolte da un unico abito a maglia tanto da creare una vera e proprialiving sculpture, oggetto di una performance il giorno dell’inaugurazione. In seguito al Controdesign, la mostra si concentra sulla determinante fase del Redesignche nasce dalla rielaborazione semiologica di oggetti già noti di cui viene stravolto il significato e la finalità. Risale al 1978 un’opera fondamentale come Zig Zagdove la sedia realizzata nel 1932 dall’olandese Gerrit Rietveld, tra i principali esponenti del neoplasticismo, viene allungata a tal punto da formare una croce sviluppando così un’irriverente religiosità. E’ sempre dello stesso anno Thonet dove la più classica delle sedie assume l’aspetto di un’architettura ambientale che va oltre i suoi confini originari conquistando una nuova aura.
Nel 1979 Mendini entra nello studio Alchimia per sviluppare una delle esperienze più significative e intense della sua carriera. Di questa fase sono esposte alcune opere emblematiche come la Poltrona Proust ispirata all’autore di Alla ricerca del tempo perduto dove la ridefinizione dell’elemento di arredo passa attraversa la letteratura assumendo un aspetto mentale in un ricordo che si materializza intorno all’idea della decorazione puntinista di Georges Seurat e Paul Signac. Nello stesso periodo realizza il divano Kandissi ispirato a Wassily Kandinsky in una contaminazione tra colore e forma, perfettamente coerente con le teorie del maestro russo.
La mostra, poi, presenta un progetto di particolare significato come il Mobile Infinito del 1981 caratterizzato da un mobile continuo nel senso che procede indefinitamente sia nella tipologia sia nel numero di autori coinvolti. A questo grande progetto formato da tavolo, comodino, credenza, letto, hanno partecipato 21 artisti in una sorta di io collettivo che si misura con la complessità. In mostra sono esposti, tra l’altro, il tavolo e il comodino su cui sono intervenuti Mimmo Paladino, Francesco Clemente, Sandro Chia, Nicola De Maria, Denis Santachiara, Gio Ponti, Bruno Munari e Luigi Veronesi.
“L’oggetto deve produrre primariamente un pensiero ancor prima di una funzione in una progressiva ipotesi utopica destinata al raggiungimento di una sintesi possibile”, afferma Mendini che nell’ultima sezione della mostra dedicata alle Nuove Utopie esprime in maniera compiuta l’idea di una trasformazione permanente delle cose allargando l’orizzonte di riferimento creativo. L’utopia è rappresentata simbolicamente da tre grandi realizzazioni in oro come Mobile per uomo: Giacca, Mobile per uomo: Scarpa, entrambi del 1997 e Visage Archaïque, una grande scultura del 2002 proveniente dalla Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi. Nei primi due casi la componente funzionale è minoritaria rispetto a quella monumentale in due mobili-sculture impreziositi da tessere in mosaico oro 24K tagliati e posati a mano. Mobili veri ma anche sculture domestiche dove la base del mobile è il piedistallo della scultura in una contaminazione efficace di generi e modelli. Nel caso di Visage Archaïque Mendini supera la metafora del design per realizzare una grande scultura in tessere di mosaico d’oro che ricorda i Moai, le statue monolitiche che si trovano nell’Isola di Pasqua ricavate e scavate da un unico blocco di tufo vulcanico. In questo caso l’immagine arcaica è verificata attraverso la purezza dell’oro che ripropone la componente visionaria e misterica. Ancora una volta il segno linguistico viene recepito attraverso la logica interna della sua trasformazione.
L’esposizione è accompagnata da un ampio catalogo monografico in italiano e inglese edito da Electa con testi di Achille Bonito Oliva, Alberto Fiz,Frans Haks, Alessandro Mendini, oltre a un’intervista a Mendini realizzata da Hans Ulrich Obrist. Non manca, poi, una conversazione a cinque voci suPittura progettata Design pittorico pubblicata nel 1986 da “Flash Art” che ha coinvolto Pier Carlo Bontempi, Giacinto Di Pietrantonio, Corrado Levi,Pierre Restany e lo stesso Mendini.