Risposte, nell’ordine, al questionario di Rita
- Una lentezza vaga, una noia tingevano di giallo e verdognolo le pareti.
Bello, ma troppo vuoto, è il cielo.
Bendarsi pallido, appartarsi ancora, sostituire il mondo con carta da parati. - Seduto sui gradini di una chiesa, davanti a una fontana, con la luce di un pomeriggio che va verso l’estate.
Abbiamo attraversato il campo dei papaveri e ora ci è indifferente la memoria delle cose.
Dev’essere questa l’eternità, pensa il bambino, e avere una collezione di monete. E gratis, sull’acqua, le navi. - La voce dai capelli corti, la bella bocca di Nina incollata a un bacio, ‒ a un bacio che sa di ferro e di guerra.
In uno specchio che ti fa bella, resti dove non sei: quel luogo immaginario, quel tempo di vetro; l’acqua verticale che non può cadere. - Devi far presto, molto più in fretta a scrivere, altrimenti noi tutti, senza una costruzione, moriremo nel vuoto, saremo spazzati via dal vento cosmico, ridotti a un’indistinzione, eccetera.
Domani. Domani alle cinque ai Giardini ‒ la parte più chiara del corpo è il viso. - Futura la mano del figlio che ti guidava all’asilo, verso un paese talmente piccolo, le generazioni, i balconi pendono sopra la strada di un istinto che non riesci più a colorare, a distinguere dalle suore le rondini.
- Settembre non esiste; è consolarsi con le navi in bottiglia, è solo lacrime di canzoni. Di certo, non so fischiare. A volte canticchio “Estate” di Bruno Martino, la canzone più bella del mondo.
- Non vi era nulla, in effetti, nel cielo di religioni e ultracorpi.
Soffrono i monumenti del loro stesso peso.
Le carte geografiche puntavano verso l’inesplorato, evocavano favole della terra. - Prendere parte a ciò che non ha forma. A una finta bruciante, a un impulso nervoso, a uno scatto che, inesorabile, le tempie ci colorò di grigio. E senza ombre, entrare nel movimento di una sostanza improvvisa; nel segno aspro della bellezza di una fiamma che si contorce sul palcoscenico di un fuoco.
- Perché il cielo è azzurro? Invece su Amalassunta, su nostra Signora pallida, il cielo, tempestato di stelle, è nero; sempre, anche in pieno giorno, anche sul lato oscuro della Luna.
Alessandro Catà