Siamo in Toscana, nel cuore dei Colli Aretini e, in questo periodo e fino al 30 giugno 2018, in occasione della ventiseiesima edizione di Cantine Aperte, Tenuta la Pineta, azienda vinicola di Luca Scortecci a Castiglion Fibocchi, ospita la mostra La dolcezza può far perdere il senno, progetto speciale di Alessandro Bernardini e Francesco Alpini, curato da Tiziana Tommei. Non è la prima volta che il vino e l’arte s’incontrano negli spazi della tenuta vinicola di Luca Scortecci: per questo evento è stato ideato un concept espositivo che unisce un’eterogeneità di media e linguaggi, lasciando costantemente al centro il contesto. Le opere realizzate, tutte create in esclusiva per questa iniziativa, muovono infatti dal luogo che le accoglie, con il quale conducono un dialogo silenzioso e puntuale.
Abbiamo chiesto ai due artisti di raccontarci nello specifico il lavoro realizzato ad hoc per tale occasione e l’approccio allo spazio in e outdoor:
Alessandro Bernardini: Questo è il secondo anno che creo un progetto “su misura” per Tenuta la Pineta. Esporre nella realtà di Luca Scortecci è per me motivo di forte stimolo e fonte di suggestioni sempre nuove. Quest’anno ho concepito il percorso tra l’esterno e l’interno dell’ambiente in tandem con Francesco Alpini e sempre con la supervisione critica e curatoriale di Tiziana Tommei. Per questa occasione ho deciso di ragionare molto sullo spazio esterno e in particolare su quello antistante l’ingresso della cantina. Con l’installazione Meteorite e Acinox ho ideato una dimensione surreale e visionaria, mimando uno scenario apocalittico e utilizzando materiali soliti nella mia produzione, quali catrame, ferro, plastica e acciaio. Ritengo che la commistione di questi elementi con la natura possa essere d’interesse, già solo sul piano formale ed estetico: il contrasto tra la lucentezza delle sfere di acciaio e i tralci di vite, come quello tra il catrame lucido e denso sulla pietra, esprime per me l’esito più direttamente visibile della mia ricerca. Sulla stessa linea si pone Ame(n), che ha rappresentato per me un’autentica scoperta: il catrame liquido che incontra il vetro, determina infatti un connubio che intendo indagare nella mia produzione futura. Se l’avvio del percorso è tragico, l’epilogo è un inno alla vita e alla speranza, ma sempre in chiave realistica: l’opera che si propone quale continuum dell’esperienza del 2017, Innesto 02, vede i tralci di vite evoluti, robusti e forti, che si sostengono autonomamente e sorreggono il peso del cemento. Sono intonsi, liberi dal catrame, ma anche in equilibrio precario, così come l’esistenza umana.
Francesco Alpini: Innestarsi – uso un termine preciso – in un iter complesso come quello che muove il visitatore all’interno delle cantine e al contempo studiare una progettazione condivisa con l’opera di Alessandro Bernardini ha significato per me una sfida inedita. Il mio modo d’intendere e fare fotografia si nutre di ascendenze multiformi, attingendo impressioni e influenze da realtà diverse: dal cinema alla letteratura, dalla musica alla pittura. La mia presenza in questa occasione ha puntato su due aspetti: il primo è il luogo, con la sua identità e le proprie specifiche fisiche; il secondo è la conoscenza del corpus e del carattere concettuale dell’arte di Bernardini. Dall’esordio al culmine del percorso espositivo ho riflettuto e lavorato sulla dimensione ambientale, tentando di andare oltre essa, di superarla, sia in termini temporali (Vinum Senescens) che spaziali (Pause – Play – Forward). Ho voluto rendere concreta e tangibile una visione puramente astratta e per questo ho fatto appello a presenze fisiche, reali, dotate di peso e volume (still life con cemento e manichino), quando non addirittura di vita propria. In Fratture immanenti, ho destrutturato il ritratto di Bernardini, facendo emergere in primo piano nella composizione frammenti di dettagli per me rappresentativi della persona, dell’uomo e dell’artista. L’apparente caos è in verità sinonimo del fervore d’idee e pensieri che appartengono al soggetto, alla sua ricerca e al suo approccio alla creazione. Infine, attraverso l’opera From darkness to light, ho sottratto alla gravità il cemento e unito questo a una sineddoche, la mano assunta a metafora di vita e forza umana, e conferito così forma propria ad una pura visione mentale.
La dolcezza può far perdere il senno
Alessandro Bernadini e Francesco Alpini
a cura di Tiziana Tommei
La mostra è visitabile su appuntamento fino al 30 giugno 2018
Tenuta la Pineta
Via Setteponti, n. 65
Castiglion Fibocchi, Arezzo (GPS: Laterina, Via Maestà di Scopeto)