AiR – arte in riserva è il progetto promosso dall’associazione Terre Colte, in collaborazione con il Comune di Raiano e l’ente gestore della Riserva, paese dell’entroterra abruzzese, noto per la Riserva delle Gole di San Venanzio; un luogo suggestivo e intriso di spiritualità dove, a 500 metri sopra il livello del mare, si erge l’eremo dedicato al Santo martire originario di Camerino. Con AiR, da tre anni, Raiano e le sue gole non sono più soltanto luogo di pellegrinaggio e ritiro, ma anche scenario di un percorso che s’incrocia con l’arte contemporanea e che, con una visione attenta al territorio e alla cultura dell’oggi, cerca una strada di attrazione versi questi luoghi diversa ma ugualmente immersiva. Ciò che il visitatore, arrivando alle gole è invitato a vedere – o meglio a scoprire – nel cammino che lo attende, è il frutto di dieci giorni di residenza degli artisti invitati di volta in volta dal curatore individuato dall’associazione nella conduzione del progetto, quest’anno affidato a Lucia Zappacosta, direttrice artistica dell’Alviani Art Space di Pescara. Alessandro Cannistrà, Lorenzo Kamerlengo e il duo olandese Debra Solomon e Jaromil sono gli autori delle opere che hanno arricchito l’edizione 2017 di AiR incentrate sul tema dell’ Ecosofia (termine coniato negli anni Sessanta del ‘900 che ribalta la visione antropocentrica del mondo) dove il rapporto tra uomo, arte e natura si mostra sotteso ai loro rispettivi interventi connessi alla dimensione socio-culturale della comunità stessa di Raiano.
Alessandro Cannistrà ha proposto un lavoro il cui punto di partenza è stato il coinvolgimento degli abitanti di Raiano, ai quali ha chiesto di lasciare un solo e preciso segno su una tela bianca, senza fornire loro particolari indicazioni, tantomeno forzandoli in una direzione e assumendosi anche il rischio di un possibile fallimento, qualora il suo tendere la mano verso ‘l’altro’, nell’idea di accorciare le distanze fra la vita quotidiana e l’aulicità dell’arte, si fosse risolto in un diniego di partecipazione. Il senso dell’azione di Cannistrà si configura, in tal senso, come un gesto che tende all’assunzione di responsabilità civile nei confronti dell’arte – ma anche del luogo – da parte di ogni cittadino, che vive e abita Raiano e le sue Gole e non solo, oggi arricchite di “segnali” che prima non c’erano e che si chiede di riconoscere come propri e non come estranei, in quanto espressione dell’attività umana. Ne è emersa un’opera il cui insieme di segni, sui quali in seguito l’artista è intervenuto con il mezzo espressivo del fumo – sua peculiarità – ha magicamente dato vita ai profili di quelli che appaiono come le gole stesse. Come se gli abitanti di Raiano, inconsciamente, avessero creato l’immagine di quel luogo che gli appartiene arricchendolo di qualcosa di molto più mistico. Quest’opera, sospesa fra visibile ed invisibile, pare toccare le corde di un Sublime tipicamente Romantico, dove la natura e la sua potenza si situano in quella soglia estetica che guarda agli effetti che l’opera (la natura) è in grado di generare sull’animo umano. Il quadro, allocato all’inizio del percorso, pare, inoltre, una proiezione, un allungamento dello spazio fisico delle gole, dove lo sguardo tende a perdersi nell’infinito.
Lorenzo Kamerlengo ha, invece, segnato il proprio passaggio sul vecchio mulino, installando, sull’alto della parte esterna, una lastra di marmo sulla quale ha riprodotto stilizzati e in bassorilievo i sette cipressi alle porte della Riserva. Per il giovane artista, quest’opera rappresenta una sorta di suggestione energetica, un processo in cui la natura incontra l’uomo e viceversa nella misura in cui l’attività umana (che si riconosce nella costruzione del mulino) è rintracciabile in un punto preciso, un punto dove attorno tutto si muove, vive e si modifica. In tal senso, Kamerlengo ha inteso evidenziare la necessità umana, non solo di lasciare un segno della propria presenza o del proprio passaggio, ma di renderlo solido, stabile e duraturo. Così la scelta del marmo metaforicamente espressione dell’edificare umano, si fa basamento entro cui accogliere e lasciare agire la natura, che a sua volta assorbe e integra l’azione dell’uomo esemplificata dall’artista nella presenza sulla lastra di una cima in più.
Infine, incontriamo lungo il percorso in discesa verso il mulino, l’intervento del duo olandese Debra Solomon e Jaromil, i quali hanno tentato una sorta di sintesi e d’incontro fra discipline diverse come la permacultura ( modo di progettare e gestire paesaggi atrofizzati) e l’informatica. Ne è risultata un’opera inedita e particolarmente concettuale dove le coordinate da leggere ed interpretare riportano l’osservatore a considerare la centralità essenziale della natura nella vita umana.
AiR – arte in riserva mira alla costituzione di un parco d’arte contemporanea nell’area a ridosso dell’Eremo di San Venanzio, sull’asse del fiume Aterno. Sono già parte del parco le opere di: Gino Sabatini Odoardi, Licia Galizia, Emanuela Ascari, Giacomo Zaganelli e Daniela Di Maro (edizione 2016) e quelle di: Alessandro Antonucci, Claudio Cantelmi, Marco Di Iorio, Annalisa Guerri, Diego Mostacci (edizione 2015)
Info AiR – arte in riserva