Ci ha lasciato oggi 9 gennaio 2018 Mario Perniola. Fra i più grandi filosofi contemporanei italiani, Perniola si è spento stamani all’età di 76 anni nella sua casa romana lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della cultura, un vuoto che già in queste ore sentono in molti fra i quali hanno sempre guardato ai suoi studi come fondamentali e imprescindibili alla comprensione del presente, soprattutto per quel che attiene l’ambito dell’estetica e più in generale dell’arte. Perniola con le sue ricerche ha contribuito alla formazione del pensiero di tante generazioni, un pensiero spesso trasversale e non accademico capace di penetrare, comprendere e argomentare fenomeni in anticipo rispetto al loro svolgersi diacronico nel tempo.
Originario di Asti, Perniola ha diretto la rivista “Agalma” e insegnato estetica dal 1983 al 2011 all’Università di Roma Tor Vergata dove ha fondato il Centro studi e documentazione Linguaggio e Pensiero. La sua formazione filosofica è legata alla figura di Luigi Pareyson, all’Università di Torino dove viene a contatto con Gianni Vattimo e Umberto Eco. Poi la vicinanza tra il 1966 al 1969 al movimento d’avanguardia “Internazionale Situazionista”, fondato dal francese Guy Debord con il quale intrattiene un lungo legame di amicizia e di confronto teorico.
Perniola è stato autore di numerosi saggi, i suoi scritti, i suoi libri rappresentano pietre miliari intorno alla storia del pensiero contemporaneo impossibili da ignorare. Da Il Metaromanzo (1966) sul fenomeno dell’autoreferenzialità in molti scrittori del Novecento a L’alienazione artistica” (1971) dove il rapporto tra arte ed economia nell’Antica Grecia e nel Rinascimento diventa il vettore per interpretare l’alienazione moderna della società borghese e capitalistica. Fondamentale Il sex appeal dell’inorganico (1994) dove collega la filosofia alla sessualità ma soprattutto e in particolare per gli studi connessi all’arte non si può non citare L’Arte e la sua ombra del 2000 dove Perniola non si sottrae a dure critiche nei confronti delle istituzioni artistiche e del mercato dell’arte analizzando le figure di artisti del calibro di Andy Warhol e Joseph Kosuth, registi quali Wim Wenders, ma anche lo stesso amico e cineasta Guy Debord.
Ma ancora si possono citare testi come Enigmi. Il momento egizio nella società e nell’arte del 1990, Contro la comunicazione del 2004 dove l’oggetto della sua disamina sono i mezzi di comunicazione dell’arte, tema ripreso nel 2009 in Miracoli e traumi della comunicazione, fino ad arrivare alla sua ultima fatica nell’ambito dell’estetica dell’arte con il saggio L’arte espansa del 2015 il cui titolo preso a spunto dal testo di Gene Youngblood Expanded Cinema traccia una seria e solida proposta di lettura per quella profonda destabilizzazione del sistema artistico – da lui definita come svolta “fringe” – riconosciuta e identificata nella Biennale Veneziana firmata da Massimiliano Gioni nel 2013.
Perniola nel 2016 ci lascia un ultimo contributo: Del terrorismo come una delle belle arti, un libro di racconti edito da Mimesis edizioni, un intreccio di storte fra comico e grottesco capace di mostrare un Perniola più scrittore e narratore che saggista.
Chi ci spiegherà adesso il mondo? Lucia Spadano e Umberto Sala e tutta la Redazione di Segno, ricordano con affetto Mario, da sempre vicini e sostenitori del suo pensiero.