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Addio a Francesco Guerrieri

È scomparso ieri Francesco Guerrieri, artista calabrese protagonista dell’arte programmata italiana, uomo affabile e generoso, soprattutto un amico sincero, molto caro alla redazione di Rivista Segno.

Dopo un breve periodo di malattia, Guerrieri si è spento in Calabria, nella sua terra natia, quella da cui si era allontanato da bambino – all’età di otto anni – e alla quale era rimasto profondamente legato da ricordi d’infanzia, di familiarità e tradizioni, che non lo avevano mai abbandonato durante tutta la vita, trascorsa interamente a Roma.

Innovatore e sperimentatore, aveva fondato con Lia Drei, sua compagna, lo Sperimentale P. nel settembre del 1963, al quale entrambi erano “sopravvissuti”, continuando a fare della ricerca un modus operandi e dell’arte una ragione di vita.

Colto, letterato, intellettuale, non ha mai abbandonato la vocazione alla scrittura (prosa, poesia, contributi critici sull’arte), dimestichezza – e pratica – che ha contribuito ad elaborare un linguaggio segnico personale in campo figurativo. Nelle sue pitture, campiture di colori vibranti visualizzano spazi infiniti, complice la luce e, talvolta la sua negazione, l’ombra, poiché per l’artista [la pittura è una] entità concreta che occupa realmente uno spazio.

E allo spazio segue naturalmente il tempo.. dal quale Francesco Guerrieri era ossessionato. Molti i suoi interrogativi sulla durata, ancor più forte il suo desiderio d’infinito, che si è traslato in pittura in forme geometriche, linee rette e curve convergenti nel “bianco assoluto”, sempre in direzione dell’infinito.

A tal proposito, in memoria dell’amico e dell’artista, per stima e per affetto, pubblichiamo uno stralcio di una sua riflessione:

Quattro secoli or sono Blaise Pascal scrisse: “La natura è una sfera infinita il cui centro sta dappertutto e la cui circonferenza in nessun luogo”. Questo pensiero ancora oggi inconfutabile è presente e fermenta nella mia mente fin dalla giovinezza rendendomi consapevole che orizzonti e punti di vista nella “prospettiva” sono invenzioni della nostra mente visiva utili per percepire e ritrarre delimitate realtà circostanti, ma non la vera realtà incommensurabile dell’Universo. Inoltre dobbiamo considerare che noi esistiamo in un Universo infinito in moto continuo in un tempo infinito. In questo inarrestabile divenire cosmico non è quindi concepibile uno spazio infinito senza un tempo infinito.

Da questo pensiero scaturisce per me l’esigenza di concepire l’opera coma frammento o frazione di una continuità spazio-temporale infinita. (…)

Ora dall’alto del monte con veduta panoramica sui miei ottantadue anni di vita mi domando se questa brama di infinito non dipenda dalla consapevolezza che nessuna filosofia o religione ci può spiegare perché questo Universo è in continua infinita trasformazione e perché tutti gli esseri viventi di questo mondo, vegetali o animali, siamo mortali. Ricordo sempre quando, ottanta anni or sono, su una spiaggia bianca del mar Jonio all’alba aprii gli occhi e mi persi estasiato nell’azzurro infinito di cielo e mare. Non avrei potuto certo immaginare che quell’orizzonte luminoso non sarebbe stato eterno. Trascorsa l’infanzia, scoprii presto che solo le nostre opere, le nostre creazioni, potevano durare nel tempo e in particolare le opere d’arte. A quattordici anni iniziai a scrivere poesie, a disegnare e successivamente a dipingere. Una diecina di anni dopo fare Arte divenne la mia ragione di vita. Ora, dopo più di mezzo secolo di molteplici peregrinazioni artistiche, il mio viaggio nello spazio e nel tempo è più libero e prosegue all’infinito per molteplici vie verso la luce. (Francesco Guerrieri Direzione Infinito, Opere 1962-2014, Valmore Studio d’Arte, Vicenza, 2014; in Arte Contemporanea n. 36, marzo/aprile 2014)

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