La Fondazione Merz di Torino, a fronte dei riscontri positivi ottenuti dal pubblico della personale di Alfredo Jaar, ha deciso di prorogare la mostra ALFREDO JAAR. Abbiamo amato tanto la rivoluzione fino al 9 marzo 2014. Una mostra percorribile, dove l’opera si fa terreno da calpestare. Un terreno però impervio perché costituito da migliaia e migliaia di frammenti di vetro e specchio (il visitatore ha a disposizione dei para scarpe da indossare). Un mare vetroso dagli orizzonti insoliti: luci a neon che scrivono “Abbiamo amato tanto la rivoluzione”, il percorso luminoso tracciato da un rettile e un video. Il gioco del riflesso scintillante provocato dalla distesa di frammenti vetrosi si fa simbolo di riflessione cosicché camminando Jaar ha voluto introdurre lo spettatore in uno spazio dedicato alla memoria. L’invito al ricordo non è fine a se stesso, ma diventa strumento di cultura. Questo è esplicitato ancora di più negli altri lavori esposti in alcune pareti della Fondazione completamente ricoperte quasi fino al soffitto di lavori realizzati da Alfredo Jaar a partire dai primi anni Settanta fino ad alcuni ideati appositamente per la mostra. Opere dedicate ad Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Ungaretti, alla denuncia delle dittature in America Latina e all’impegno politico degli anni Sessante e Settanta, si combinano con altre di artisti come Mario Merz e Alighiero Boetti, Luis Camnitzer, Valie Export, Hans Haacke, On Kawara, Yves Klein, Joseph Kosuth, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Cildo Meireles, Yoko Ono, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter, Nancy Spero, Lawrence Weiner che con il loro percorso non hanno e non smettono mai di interrogare il mondo. Infine, in uno spazio raccolto, Jaar ha voluto dialogare con un’opera di Mario Merz del 1970 dal titolo Sciopero generale azione politica relativa proclamata relativamente all’arte, riportandola al tempo presente attraverso una poetica messa in scena.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con un testo critico di Claudia Gioia, una poesia inedita di Nanni Balestrini del 1969 e un’intervista all’artista di Luigi Fassi.
Fondazione Merz
Via Limone 24 -Torino
fino al 9 marzo 2014