Ora faccio parte del popolo della terza età e mi piace contagiare la mia felicità con i ricordi e tra questi quello di Bischofberger, perché l’incontro è stato surreale a causa di una mia imperdonabile gaffe.
Era un pomeriggio piovoso di primavera del 1986, stavo riflettendo su un progetto da sviluppare con l’amico Filiberto Menna, quando in Galleria squillò il telefono e al mio pronto, dall’altro capo una voce pacata disse: Sono Bruno Bischofberger, gallerista di Zurigo, parlo con Ezio Pagano? alla mia risposta affermativa, la voce continuò: vengo in Sicilia per una vacanza e vorrei incontrarla perché la conosco, lei mi conosce? – no! risposi io che comunque gli chiesi il giorno del suo arrivo per assicurargli la mia presenza in aeroporto, ma lui dopo un mio serrato interrogatorio, disse che sarebbe arrivato con il suo aereo privato dandomi appuntamento a Villa Igea nella tarda mattinata del 27 di aprile. Dopo la telefonata ho riflettuto su l’aereo privato e Villa Igea realizzando che il mio interlocutore doveva essere una persona molto importante, alla quale io, dopo che Bischofberger mi aveva detto che mi conosceva, avevo detto che non lo conoscevo, provando un certo disagio. Parlai di questo con il direttore di “Flash Art” per chiedergli chi fosse Bischofberger e Giancarlo Politi, dopo avere pensato ad uno scherzo, mi disse che è uno dei più celebri galleristi al mondo e che la telefonata gli sembrava troppo bella per essere vera, poi tagliò corto, doveva chiudere una riunione di redazione sull’ultimo numero della rivista. Non ritenendomi appagato telefonai all’amica Lucia Spadano, direttrice della rivista “Segno” e per tutta risposta incassai un “è improbabile che Bischofberger ti abbia telefonato”. A questo punto il mio disagio cresce. Ad ogni modo il 27 aprile raggiunsi Villa Igea come convenuto, davanti all’albergo trovai una grande folla che attendeva l’uscita del Premier Bettino Craxi, in quei giorni a Palermo per il Congresso Nazionale del Partito Socialista.
Una volta dentro, dopo un cordiale saluto il dott. Bischofberger mi donò quattro pregevoli cataloghi che aveva fatto autografare da Cucchi, Clemente, Paladino e Basquiat, tutti artisti che rappresentava in Europa e dopo una breve presentazione tornò nella suite per qualche minuto, quindi ritornò con la moglie e due coppie di amici che aveva passato a prendere a Bergamo. Tutti insieme parliamo dell’itinerario dei luoghi da visitare ed io inclusi una tappa a Bagheria nel pomeriggio, per poter presenziare alla presentazione della rivista “Figure” di Filiberto Menna, evento da me organizzato al “Museo Guttuso”, poi l’inaugurazione della mostra di Rossella Leone nella mia Galleria e infine la cena al ristorante “I Vespri” con una ventina di invitati di cui Filiberto Menna, Vittorio Fagone, Enrico Crispolti ed altri illustri personaggi del mondo dell’arte. Il giorno successivo visitammo a Monreale il Duomo e il Chiostro, a Palermo la Cattedrale, Palazzo Reale, la Cappella Palatina e Michele Canzoneri ci mostrò le vetrate artistiche da lui realizzate per la Cappella dell’Arcivescovado.
Mi piacerebbe ora raccontare il pranzo al Charleston di Palermo, ma temo d’annoiarvi; dico solo che nell’attesa di consumare il pranzo Bischofberger fece aprire al sommelier quattro bottiglie di vino per un ammontare, insieme al pranzo, di quasi un milione di lire, mentre uno dei suoi amici comprò a volo per venti milioni di lire una copia dell’”Evangeliario delle chiese d’Italia”, per donarlo alla sua Diocesi. Naturalmente tutto quel vino non lo bevemmo, servì solo per degustarlo, dal momento che lui e il suoi amici erano anche collezionisti di vini.
Il soggiorno palermitano dei Bischofberger fu veramente interessante e non lo dico per attribuirmi crediti ma perchè i coniugi Bischofberger erano veramente felici, così che, una volta rientrati a Zurigo, mi mandarono una lettera di ringraziamento. Successivamente il dott. Bischofberger mi inviò una foto ricordo che ci ritraeva insieme e m’invitava nella sua Zurigo.
Ricordandomi della conversazione con la direttrice della rivista “Segno”, Lucia Spadano, gli inviai in visione la foto con Bischofberger, la quale si è meravigliata ritardando la restituzione in attesa di pubblicarla sulla sua rivista, malauguratamente però la foto finì nella confusione della redazione e non fu più ritrovata e nemmeno pubblicata. Non nascosi a Lucia la mia amarezza e il risentimento che perdurò per i successivi trent’anni; quando, dovendo festeggiare i quarant’anni della rivista Segno passarono in rassegna tutto l’archivio, per trovare le foto dei personaggi che a vario titolo avevano collaborato con la rivista, e realizzare un grande pannello da esporre nello stand alla Fiera di Bologna, la foto spuntò fuori. Due miei amici che si trovavano in visita alla Fiera, riconoscendomi nel pannello pubblicitario chiesero alla direttrice della rivista se fosse proprio Ezio Pagano quello della foto, per tutta risposta Lucia dopo essersi accertata che i due fossero veramente amici miei, disse alla sua collaboratrice di prendere la busta con la foto che aveva portato con se, nella speranza d’incontrarmi, per ridarmela, consegnandola al notaio Nino Pusateri e al gallerista Adalberto Catanzaro, i quali avendo appreso dalla Spadano la lunga e complicata storia di quella foto non vedevano l’ora di riconsegnarmela.
Oggi, ho ricordato l’amica Lucia Spadano, nonostante il mio trentennale “risentimento fotografico”, perché penso che da lassù sarà contenta che io ho esaudito un suo desiderio.