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A’ PICCENNE

Simona Anna Gentile (Taranto, 1993) interviene sugli spazi di Hauskonzerte, un appartamento familiare ottocentesco sito nel cuore del Borgo Umbertino di Taranto. Un luogo bloccato nel tempo (col suo mobilio, la carta da parati, ecc), una casa-monumento alla vita domestica della prima metà del secolo ‘900. Questa casa si apre al pubblico grazie a Silvia Naccarati, che, senza alterarne la storia, dedica lo spazio alla musica e all’arte contemporanea.

L’artista compone il suo intervento sullo spazio mediante l’uso mirato di soli tre oggetti: un copriletto, una giacca e un calco dentale.

Il copriletto (Orgasme Animalier, 2018) si presenta come un grande collagemesso a punto su un tessuto di cotone puro, al quale si sommano stralci di una coperta da corredo; l’opera è dunque un lenzuolo dalla sagoma irregolare sulla quale l’artista disegna con chine e penne per tessuto un confusionario rapporto sessuale tra una donna, che potrebbe ricordare vagamente la Venere botticelliana, ed un uomo dalla postura innaturalmente piegata all’indietro, su di sé, come ideale ponte o arco di trionfo. Tutta la scena è contaminata dalla presenza invasiva di una certa flora e fauna immaginaria: fiori e animali minuti sono disegnati su stoffa e applicati su quelle zone della rappresentazione più esplicite, senza mai fungere da vera e propria censura sulle nudità esposte.

La giacca (La Gabbia dei Leoni, 2018) prosegue nella tecnica del disegno su tessuto: la sua superficie gialla vede incrociarsi citazioni provenienti da quell’arte italiana divenuta per certi versi iconica e popolare; parliamo della classicità uscita dai musei stampata su borse, poster o magneti da frigorifero. Mantegna, Da Vinci e della Francesca fanno capolino fra una spallina e l’altra. Sulle maniche tornano le raffigurazioni animali che, assieme alla titolazione dell’opera, lasciano fantasticare uno zoo dal carattere tanto ironico quanto critico nei confronti di un attuale processo di banalizzazione delle immagini.

Il calco dentale (I smile at you, you smile at me, 2018) è riposto dentro la cristalliera della casa, accanto a piatti di porcellana ed altri simili utensili. Si mimetizza fra questi oggetti e al contempo spicca per il suo aspetto grottesco e colorato. Questa piccola scultura deriva da un’impronta dentale realizzata in uno studio dentistico tarantino e mostra denti sgargianti e campiture luminose che, nella loro carica giocosa, si contrappongono alle deformità orali dei pazienti.

La piccenne(la “piccolina”, la “bambina”) raccontata in questa mostra sembra confidarci un rapporto materno, dove questa figura mai citata nelle opere “copre” la figlia, la riveste d’attenzioni: basta pensare all’azione del rimboccare le coperte evocata dal copriletto o a quella dell’infante vestito dalla madre che se ne prende cura mettendogli la giacca. Ma se queste prime due opere suggeriscono una protezione dall’esterno verso l’interno, la terza, ovvero I smile at you, you smile at me, segue un movimento differente: dall’interno all’esterno, dalla sfera privata verso l’altro. Il calco in questione ci riporta all’usanza di quelle madri che conservano come oggetti preziosi i denti da latte persi dai figli, moniti della crescita di questi ultimi, esibiti nelle teche di famiglia.

Tuttavia non è solo questa ipotesi astratta a richiamare un immaginario infantile, si potrebbe invero dire il contrario: nell’assemblaggio di queste tre opere e dal loro dialogo, tuttomanifesta un inno all’infanzia (non solo verso quella privata, ma verso uno stato di umanità infantile o, potremmo dire, più semplice). Il segno interrotto in modo maniacale e apparentemente disordinato, i ritratti dalla caricaturalità naif, l’uso dissonante del colore, gli animali sintetizzati in forme tondeggianti: in ognuno di questi aspetti del lavoro, la ricerca dell’artista-infante o di quello che possiamo definire come bambina di Chauvet, è un’indagine ben chiara e non necessita ulteriore evidenziazione.

Spezza questa linea la presenza di un erotismo diffuso, il piacere della bambina autoproclamatasi donna, piacere che si profonde fuori dalla sua figura in forma di animale di ogni sorta. È la sessualità dichiarata (dell’opera) a compiere il disvelamento: disvelarsi dagli involucri protettivi, non coprire le parti più oscure, i tabù della vita domestica o, sembra dire a’ piccenne, vita addomesticata. In questa riflessione, l’infanzia prende infine un carattere di cattività animale, di contenimento del materiale primigenio, di paganità serrata: perché è soprattutto nell’infanzia che tale manipolazione è tentata sull’individuo ed è nella medesima fase della vita che si può tentare una fuga da baroni rampanti.

Simona Anna Gentile 

Hauskonzerte

Corso Umberto I, n. 60, Taranto

Visitabile sino al 6 gennaio su appuntamento.

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