Sappiamo per esperienza quanto il linguaggio dell’arte contemporanea, o delle arti contemporanee, ammettendo naturali ramificazioni storiche, sia complesso.
Da un lato, forse, si tratta di un’esigenza di “esplorazione”, tipicamente umana, giunta in un momento fecondo, oppure contraddittorio. Dall’altro tale “esplorazione” accade in un epoca che, proprio del linguaggio, ha cominciato una seria indagine: «[…] come stanno le cose con il senso e l’interpretazione degli eventi storici? La coscienza dei contemporanei è contraddistinta dal fatto che essi, cioè coloro che vivono la “storia”, non sanno in che modo accada loro», diceva Gadamer. In un altro lato ancora, e non l’ultimo, ma sicuramente il più semplice, presupponiamo che è sempre andata così: noi, del presente, non osserviamo che le minime increspature accumulatesi nelle palpebre del tempo.
Tuttavia, presupponendo che si tratta di fatti umani, non prevedibili, bensì carichi di ragionamenti “intorno al mondo”, ciò che vi è di certo -ossimoricamente certo- sta nella costante seduzione che l’arte, non a tutti chiaramente, incide alle nostre menti. Il resto è speculazione. «Non penso che ci siano oggi […] gli elementi sufficienti per giudicare ciò che ne è dell’arte […]», recita il motto di un lucidissimo Baudrillard.
Concentrarsi su un territorio, però, può essere di aiuto: non per “comprendere” un linguaggio, ma per analizzare un evento, raggruppando “operatori”, lontani per cifre stilistiche, che da sempre lavorano dentro una possibile interpretazione del tempo.
Questa intuizione è quanto accaduto al Circolo di Cultura di Sciacca, con la presentazione della mostra “Scorrimento veloce”: artisti tra il Platani e il Belìce”, organizzata insieme alla Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Dall’emblematico titolo si afferra la portata concettuale dell’iniziativa; e ovviamente dagli artisti: Giuseppe Agnello, Giuseppe Arcuri, Rosario Bruno, Sylvie Clavel, Juan Esperanza, Leonardo Fisco, Carmelo Giallo, La Gioiosa, Accursio Gulino, Carlo Lauricella, Alfonso Leto, Enzo Nucci, Gaspare Patti, Lorenzo Reina, Salvatore Rizzuti, Francesco Sarullo, Eugenio Sclafani, Alfonso Siracusa, mediante i quali cogliamo il bello e fortunatamente mai statico dialogo tra il mondo e la sua materializzazione formale.
Fonte foto: Fondazione Orestiadi Gibellina