Se il nostro spettro visivo superasse i confini dell’infrarosso e dell’ultravioletto, potremmo felicemente constatare che il cosmo è un’esplosione di colori e luci, perfino cangianti, ed il nero dell’universo stellato è puramente illusorio, un nostro limite oculare. Lo studio della percezione visiva e del colore, da sempre materia di ricerca di numerosi campi del sapere, artistico, filosofico, scientifico,… permette di creare rapporti fortemente empatici con il genere umano, perché sintesi concettuale, per non dire simbolo ideale, dell’Arte.
Il colore è l’Arte, tanto per fare una sineddoche.
Paolo Minoli ha dedicato tutta la sua esistenza ad un percorso d’indagine votato al colore, intuendo le possibilità poetiche che scaturiscono dalla purezza formale. Contrariamente al rigido impatto visivo di Max Bill, Minoli persegue un risultato molto più vibrante e “umanista” perché direttamente legato alla fruizione sensoriale dell’autore ed al suo bagaglio letterario.
Meno “scientifico”, quindi, anche se è inevitabile il presupposto geometrico e matematico per questo tipo di creazioni: eppure l’attenzione è concentrata sull’effetto evocativo posseduto dalle opere di Minoli, immediatamente associabili alle rappresentazioni grafiche delle onde sonore ormai ampiamente diffuse nell’immaginario collettivo grazie ai computer. L’effetto è ottenuto grazie ad una attenta armonia cromatica scandita da piccole tracce seriali, tratteggianti o quadrate, complementari alla campitura monocromatica che “graffiano” o costituiscono: sono le note di un concerto per solo piano, o, se preferite, i versi di una poesia onomatopeica.
La mostra allestita nella galleria Bonioni Arte è un excursus selezionato del lavoro dell’artista comasco, partendo dagli anni ’70 fino alle ultime proposte dei primi anni 2000, con un particolare riguardo ai soggetti più plastici del Minoli; interessante notare come la conquista dello spazio fisico abbia provocato una deflessione cromatica fino all’annullamento nelle sculture, segno di una mirata cura estetica.
Se da una parte, come accennato, si percepisce un risultato vibrante grazie al binomio suono/luce, dove il suono è strumento utilizzato dall’autore nella fase di realizzazione (fondamentale per Minoli l’ascolto musicale durante il processo creativo), ingrediente ben percepito dall’osservatore, mentre la luce è sinonimo di colore, dall’altra parte si ha un ulteriore sodalizio tra poesia e tono cromatico; la matrice letteraria viene ben evidenziata dai titoli lirici, spesso omaggianti proprio gli autori delle letture di Minoli, da Keats a Goethe, quest’ultimo particolarmente riscontrabile per il suo Zur Farbenlehre (“La teoria dei Colori”).
Si viene a creare, pertanto, un interessante chiasmo tra gli elementi citati, poesia/tono/suono/luce, dal sapore jazzistico ed esteticamente vicino ai neon delle grandi città, favorendo la relazione con il pubblico fruitore, certamente attratto dal fascino delle opere dell’autore, ma altresì appagato dal loro carattere concettuale.
Paolo minoli
Opere 1970-2004
A cura di Niccolò Bonechi
Testo di Riccardo Zelatore
1 aprile – 14 maggio 2017
Inaugurazione: sabato 1 aprile, ore 17.00
Orari: da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, chiuso il lunedì e Pasqua, aperto Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio.
Catalogo Edizioni Bertani, 2017, con testi di Niccolò Bonechi e Riccardo Zelatore