Si è tenuta sabato 3 dicembre la retrospettiva di Giovanni Leto intitolata “Orizzonte in orizzonte”, che raccoglie le opere dell’artista di Monreale dal 1985 a oggi, curata da Lorenzo Bruni e organizzata dall'”Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento”, presso le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento.
Il percorso della mostra, avviato da “Orizzonte bianco”, del 2016, propone, fin dall’inizio, una chiave di lettura chiara, evidenziata con eleganza.
«La funzione dell’arte -afferma Giovanni Leto- deve essere espressiva. Altrimenti è un mero fatto estetico. Inoltre, si deve dare corpo a tale espressione pittorica, a partire dalla materia primordiale. La stratificazione delle pagine dei quotidiani, che avviene sempre dal basso verso l’alto, accumulandosi lentamente, ricoprendo la pittura sottostante, che appare quasi come paesaggio indicibile, è un dato: prendere la loro funzione e tradurla in altro».
Nella mostra, che contiene un inedito, l’installazione site specific “Spazio (Orizzonti)”, è presentata una rassegna delle opere più rappresentative: le pitture monocrome su carta dei primi anni del Terzo Millennio, i cui quotidiani arrotolati si sollevano sulla superficie della tela quasi come “mondi” mai conosciuti; i quali si legano, stilisticamente, ai bassorilievi degli anni Novanta, saturi di carta manipolata, la cui monocromia rinvia a terre coltivate viste dall’alto; e le prime sperimentazioni degli anni Ottanta, in cui la produzione è legata alla rimodulazione della materia, insomma oltre la pittura. O, per essere più precisi, da orizzonte in orizzonte.
(Estratto della recensione completa della mostra, presente nel numero 261 di Segno.)