Si è conclusa con una mostra finale l’ultima sessione di Bocs Art 2016, residenze d’artista a Cosenza. Le sue oramai famose casette in legno distribuite lungo il fiume Crati hanno accolto 19 artisti provenienti da tutta Italia: Raffaella Romano, Piero Chiariello, Jasmine Pignatelli, Caterina Arcuri, Antonella Raio, Luca Guatelli, Federico Losito, Dunia Mauro, Tiziano Bellomi, Isotta Bellomunno, Meri Tancredi, Elena Diaco Mayer, Dario Agrimi, Alessandra Abbruzzese, Paolo Migliazza, Simone Bubbico, Michela Tobiolo, Noemi Vola e Guerrilla Spam hanno lavorato per 20 giorni chiudendo la sessione di ottobre con una suggestiva mostra/presentazione dei lavori realizzati. Da una parte i lavori legati al territorio e alle sue suggestioni, come quelli di Jasmine Pignatelli che indaga sullo sviluppo di un segno antichissimo conservato al Museo dei Brettii e degli Enotri, Alessandra Abbruzzese che traccia una mappa fatta di curve di livello come se fosse pelle, Caterina Arcuri che racconta i luoghi del Mito e della Storia. Il segno di Luca Guatelli contamina gli ambienti e in un modo più spregiudicato Dario Agrimi attacca il territorio con opere in tensione con il luogo. Un approccio più analitico è quello di Raffaella Romano che ha registrato un diario del Sole di Cosenza come anche quello di Piero Chiariello che ha reso tridimensionale un frammento di luce. Sulle metamorfosi invece lavora Michela Tobiolo. Tema sviscerato in modo più materico da Paolo Migliazza. Sulle tematiche sociali, il collettivo clandestino Guerrilla Spam lavora sul “ridimensionamto dell’ego” e Meri Tancredi e Noemi Vola invece sulla parola, chi in termini sociali chi in termini semantici con risultati sorprendenti e diversi. Il tempo e la sua misura è raccontato da Simone Bubbico; il tempo e la sua memoria da Tiziano Bellomi. Un’analisi sul rovesciamento del rapporto opera/spettatore è approfondito da Antonella Raio che per chiudere l’opera ha bisogno di uno spettatore, mentre per Dunia Mauro il pubblico è osservato nel profondo dalla sua opera. Isotta Bellomunno cerca l’arte in un mondo di errori creato e generato da disegni realizzati con la mano sinistra. E poi non mancano gli animi generosi che dedicano la loro opera a due personaggi del panorama culturale della regione e non solo. Elena Diaco Mayer dedica l’opera all’amico e intellettuale scomparso da poco Paolo Aita, mentre Federico Losito rende omaggio a un personaggio controverso della cultura locale, Saverio Rotundo o più semplicemente “U Ciaciu”.
Le casette a due piani, con ampie vetrate dove si è realizzato non solo l’evento artistico, ma anche un dialogo tra l’arte contemporanea e il pubblico, rappresentano anche un riuscito tentativo di riqualificazione del lungofiume Crati e della zona limitrofa. Un villaggio dell’arte, dove si respira creatività, dove il dibattito culturale è sempre aperto e dove le diverse generazioni anche con percorsi artistici diversi, dalla pittura, alla scultura fino all’arte digitale e perché no anche clandestina, hanno creato una rete sempre più tenace che ristabilisce il legame dell’arte con la vita quotidiana di ognuno di noi. Con questi ultimi artisti Cosenza e il progetto Bocs Art hanno offerto ospitalità, a partire dal luglio del 2015, a più di 230 artisti con l’obiettivo di costruire un sostanzioso nucleo di opere per il nascente Museo d’Arte Contemporaneo cittadino.
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