Sembra sempre più evidente che gli aspetti culturali, l’educazione ricevuta e le conoscenze pregresse contribuiscano a far apprezzare maggiormente sia un’opera d’arte, una mostra, che un artista del passato. Banale? Forse no, se i contenuti applicati all’arte di cui parliamo sono quelli multimediali. A dispetto di un certo ostracismo e nonostante l’iniziale diffidenza, oggi, informazioni ed esperienze immersive, possibili grazie al mondo della tecnologia multimediale, lungi dall’essere ancora ritenute fuori luogo, incongruenti quando non addirittura fuorvianti hanno sempre maggior peso all’interno di un progetto espositivo, anche quando prevede delle opere “dal vivo”. Lo abbiamo visto già a Pisa per la mostra “Bosch, Brueghel, Arcimboldo”, a Macerata per la ricostruzione virtuale di una pala di Lorenzo Lotto, ma oggi possiamo constatarlo anche per la mostra temporanea del Museo Egizio di Torino e al MANN di Napoli per la mostra in corso fino al 30 giugno, “Canova e l’Antico”. A differenza però di altre esposizioni che solitamente si basano su apparecchiature tecnologiche per cosi dire, “senza nome”, qui a Napoli, a fornire questi contenuti, è Cose Belle d’Italia Media Entertainment, una società che nasce con il chiaro intento di salvaguardare, valorizzare e diffondere la conoscenza del nostro patrimonio culturale rivitalizzandolo in chiave contemporanea; perché è nel suo DNA oltre che nel suo statuto, fare in modo che una mostra si possa fruire con un approccio più percettivo ed emozionale possibile, sempre tenendo fede alla conoscenza come base dell’esperienza, e ricorrendo agli strumenti tecnologici.
Sempre a Napoli, al Museo Archeologico infatti, in occasione della mostra su Canova, artista ampiamente trattato dalla società, guidata dall’amministratore delegato Renato Saporito, dal direttore creativo Alessandra Costantini, e il direttore artistico Luca Mazzieri, sono state installate due architetture scenotecniche che permettono di illustrare in modo approfondito i rapporti dello scultore Canova con la città del tempo e di mostrare in grande dettaglio alcuni suoi capolavori. Nuova declinazione della società, C+by Magister sottolinea quindi qualcosa che non è affatto marginale, mettendo in rilievo come fa, informazioni che non troveremmo cosi chiaramente esplicitate anche in una mostra come questa con un alto numero di prestiti, molti prestigiosi. Del resto, al di là delle sculture che vediamo, e che in parte possiamo già conoscere, sapere perché una retrospettiva di un artista veneziano arrivi a Napoli non è ridondante. E non è scontato neppure scoprire quali siano stati i contorni del soggiorno dello scultore in città o le dinamiche degli ingaggi a lui commissionati durante un periodo difficile per Napoli a causa dei grandi rivolgimenti politici che l’hanno scossa: a partire dalle vicende di capitale del regno borbonico fino alla trasformazione repentina in monarchia, dal momento della repubblica partenopea fino al ritorno nelle mani dei napoleonidi. A raccontare tutto questo e anche il mondo della scultura canoviana, non è soltanto un catalogo, ma, complici la voce di Adriano Giannini e il tocco del violoncello di Giovanni Sollima, le due installazioni in modo molto suggestivo, emozionano attraverso immagini e riprese in altissima risoluzione, il carisma narrativo del direttore del museo, Paolo Giulierini e del professore Giuseppe Pavanello. Informazioni dettagliate e approfondimenti, momenti speciali di intrattenimento culturale, realizzati soltanto con criteri tradizionali, cioè con documenti d’archivio, diari o simili, renderebbe il percorso di una mostra meno dinamico e forse più mal digesto per un pubblico sia colto che non. Curare invece i processi di fruizione e osservazione significa creare i presupposti per un pubblico attento e nel contempo curioso di approfondire. Perché ormai – come sostiene Haidy Geismar, si vive in un contesto storico in cui “il digitale è diventato un potente strumento che va a costruire nuove forme di empirismo all’interno dei musei”.
Poi, va da sé che un artista o un quadro del passato, assume oggi significati diversi, le opere vivono quindi un’altra esistenza, una seconda vita, e in tal senso è spesso la tecnologia la nuova frontiera che la ridefinisce. L’analisi diagnostica per immagini per esempio permette di entrare a scoprire dettagli interessanti non visibili prima, idem per le indagini sugli isotopi o la magnetoterapia, o per la “gabbia” stereoscopica. Quest’ultima pur non essendo una scoperta recente, è solo in tempi moderni però che ha permesso visioni inedite e percezioni tridimensionali delle cose. Stesso discorso vale per il laser scanner 3D con cui si possono ricostruire oggetti in forma virtuale ma anche materiale, in definitiva di “copie” . Ma questo è un passo da gigante verso la ricomposizione dei contesti originari. E soprattutto nel caso in cui si tratta di reperti antichi o opere, per qualsivoglia motivo inamovibili, le copie assumono un grande valore. La possibilità di “riproducibilità tecnica dell’opera d’arte” quindi offre occasioni uniche come quelle di “entrare dentro il passato in profondità e poterlo raccontare con uno sguardo contestuale, con precisione di dettagli sempre maggiori” (A. Augenti). Ricostruire i contesti dell’artista o di un’opera quindi presuppone una conoscenza e quindi un’esperienza museale più stimolante che mai. Ci siamo mai chiesti perché quando andiamo nella sala di Leonardo al Louvre siamo attratti immediatamente dal piccolo quadro della Gioconda? Quando li accanto c’è un capolavoro altrettanto eccezionale come la Vergine delle Rocce? Noi vediamo e amiamo ciò che conosciamo, ecco perché. E allora è alla luce di questa modalità di pensiero e visione umana che vanno le nuove tecnologie applicate all’arte. Cosi, ecco perché alla mostra di Canova si va dritti verso le Tre Grazie, perché è un’opera che si conosce e quindi si sa apprezzare di più. Ma grazie alla visione delle video- narrazioni e dei focus con le clip sulle opere di Canova, il nostro sguardo saprà cogliere meglio le forme estetiche e il canone di bellezza scelto da Canova, si potrà riconoscere qualità marmoree e plastiche del suo modus operandi.
La Fiaba di Amore e Psiche
Canova e L’Antico
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
https://www.museoarcheologiconapoli.it
Fino al 30 giugno 2019