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Nutrica Zea

Nutrica Zea è un evento, una performance che si definisce come “Opera Condivisa in progress” che parte dal seme e arriva al cibo, nella sua naturale ciclicità.

Dopo la semina e la germinazione a maggio e tutto il lavoro di irrigazione e cura svolto da giugno a settembre, gli artisti si occuperanno ora della raccolta e della sgranatura svolte a mano come la semina, con la massima cura, tra musica, arte, danze e riti.

La raccolta delle pannocchie
La raccolta delle pannocchie nei campi di produzione va fatta con la massima cura, spiga per spiga, quindi a mano e deposte nelle ceste.

La “sgranatura”
Le pannocchie per alcuni giorni si tengono ad essiccare al sole.
Le foglie si selezionano: le più bianche sono destinate ad “opere condivise” (fili da intessere);
Le pannocchie vengono sgranate a mano o con una specie di coltello.
Durante la “sgranatura”, a cui partecipano il massimo delle persone l’evento deve avere il tono di festa , con musica, e danze .
I grani devono essere deposti al centro in un cerchio mandala e devono essere offerti come dono ai presenti affinché possano essere utilizzati per una nuova semina.
La diffusione di semi naturali anche se distribuiti in piccolo numero rappresenta un’inversione alla sterilità delle piante rese resistenti dalla ingegneria genetica che non consente la normale autoriproduzione .
L’essicazione dei grani durerà alcuni giorni e gli artisti ogni giorno descriveranno nel cerchio con dei bastoni disegni riferiti ai lori stati emozionali.

La macina (mese di ottobre)
La macina del zea mais sarà effettuata con macina di pietra per ottenere una eccellente farina

Nutrica
L’ultima fase: NUTRICA termine che deriva dal latino Nutricare da nutrire, alimentare per mezzo della voce, nutricus balio, propriamente che nutre, che educa, dare altrui il nutrimento cioè cibo e alimento, per sostenerlo; Allevare, Educare
Nutrica è Arte

Attualmente il controllo del cibo è quasi completamente realizzato dalla diffusione mondiale dei semi OGM (modificati geneticamente), distribuiti da un piccolo numero di multinazionali che hanno brevettato semi resistenti a malattie o all’attacco di insetti ma che, data la loro natura ibrida, sono sterili, incapaci quindi di produrre piante-figlie.
Secondo alcuni esperti, come il patologo delle piante Don Huber, professore all’Università Purdue nell’Indiana, sono principalmente due i tratti modificati: uno riguarda la resistenza agli insetti, l’altro riguarda l’insensibilità ai diserbanti che contengono glifosati, sostanze chimiche che avvelenano tutto quello che toccano (tranne le piante geneticamente modificate) privando qualsiasi altra pianta dei nutrimenti fondamentali.



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Data e Ora
08/10/2016 - 09/10/2016 / 14:00

Luogo
Nutrica Zea



Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera