Ci lascia all’età di quasi 95 anni la poetessa, artista e critica d’arte Mirella Bentivoglio, scomparsa a Roma il 23 marzo 2017. Fra pochi giorni, il 28, sarebbe stato il suo compleanno ma il regalo Mirella, che fu anche storica collaboratrice di “Segno” (presente sulla rivista sia come critica, anche segnalata come artista) lo fa lei a noi, consegnando al mondo della critica e del giornalismo l’eredità di tutto il suo intenso lavoro creativo.
Nata a Klagenfurt (Austria) da genitori italiani, Mirella Bentivoglio trascorre l’infanzia a Milano, studia nella Svizzera tedesca e poi in Inghilterra. Una vera cittadina del mondo sin dagli anni di formazione. In piena Seconda Guerra Mondiale pubblica la sua prima raccolta di poesie Giardino (Scheiwiller, 1943) per poi interessarsi, dopo studi americani in Francia, alla critica d’arte ma anche ai temi del femminismo, particolarmente caldi alla data del 1968, anno in cui dà alle stampe la sua seconda raccolta lirica Calendario (Vallecchi, 1968). Gli argomenti relativi alla “donna” diventano uno dei nodi centrali della sua ricerca. Nel 1971 è curatrice dell’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali al Centro Tool di Milano,una mostra che coniuga temi femminili ai suoi interessi per l’espressione verbovisiva: Poesia Concreta e Poesia Visiva, ricerca quest’ultima così determinante nella sua carriera da portarla a curare la mostra Materializzazione del linguaggio per la Biennale di Venezia del 1978. Ma ancora e sempre relativamente a ricerche in ambito verbovisivo, fra le mostre più importanti organizzate si annoverano: Volùmina. Il libro oggetto rivisitato dalla donna artista del nostro secolo del 1990, Post scriptum. Artiste italiane tra linguaggio e immagine negli anni Sessanta e Settanta del 1998, (S)cripturae. Le scritture segrete: artiste tra linguaggio e immagine del 2001 e la recente Poesia visiva. La donazione di Mirella Bentivoglio al MART di Rovereto nel 2011, che testimonia il suo instancabile impegno e dedizione nell’arte, oltre che prezioso archivio di arte al femminile raccolta nel tempo dalla Bentivoglio e oggi visibile al museo trentino.
Ma Mirella Bentivoglio è stata anche e soprattutto essa stessa artista. Ha partecipato moltissime volte alla Biennale di Venezia, a quella di San Paolo del Brasile e a Documenta Kassel; suoi lavori sono stati esposti al Centre Pompidou di Parigi, al MoMA, e in Italia a Firenze a Palazzo Pitti. Negli anni Ottanta è stata partecipe al movimento di arte – ambientale italiano con opere come l’Ovo di Gubbio. Le sue si rintracciano in numerose collezioni internazionali come quella del Getty Institute di Los Angeles. L’opera Gabbia (Ho) del 1966 è forse la più nota e quella con cui tutti la ricordano maggiormente, sebbene il corpus delle sue opere sia ricchissimo e articolato.
Infine, Mirella Bentivoglio è stata autrice di numerosi saggi e volumi sull’arte. Mirella ha scritto fino a un attimo prima della sua scomparsa, mostrando anche in questo il suo carattere deciso e dedito allo studio. Fra tutti ricordiamo le sue ultimissime pubblicazioni: Le Futuriste italiane nelle arti visive, scritto con Franca Zoccoli nel 2008 e La Guerra in Piccolo. Scritti ritrovati 1943 – 45 del 2015.